Volpe vs Marmotta

Manca poco al tramonto quando un fischio acuto lacera il silenzio della montagna, secco e tagliente come un colpo d’ascia. La radura di fronte a me improvvisamente si anima di vita: il grido d’allarme ha creato scompiglio nella colonia. Ma è una confusione apparente, e in pochi istanti tutte le marmotte sono al sicuro, scivolate sottoterra all’interno delle tane. Solo due sentinelle restano allo scoperto, a una trentina di metri l’una dall’altra, ritte e impettite come soldatini al cospetto di un’armata fantasma. Hanno lo sguardo truce e l’aspetto poco credibile di soffici guerrieri peluche.

Sulla radura e sul bosco circostante cala un silenzio carico d’attesa. Dalla mia postazione, ben nascosto dietro le fronde di un larice, quasi smetto di respirare e istintivamente mi stringo più forte nella mantella mimetica. Ma so benissimo che non sono io la causa del procurato allarme. Controllo ancora una volta le impostazioni della fotocamera, poi lascio lo sguardo vagare sospeso, pronto a cogliere tra l’erba un segnale di movimento.

La prima volpe appare dal nulla, a pochi metri da me, come se fosse stata lì tutto il tempo e solo adesso avesse deciso di sciogliere l’incantesimo che la rendeva invisibile. Si muove circospetta e senza fretta, lo sguardo basso, cercando qualcosa sul terreno. Infila il muso tra l’erba, scava con decisione, poi riemerge dai cespugli di menta e tarassaco e muove la testa con fare sornione. Ostenta disinteresse per le due vedette, come se le marmotte fossero l’ultimo dei suoi pensieri. Ma intanto, un passo alla volta, continua imperterrita ad avvicinarsi.

Pochi secondi e una sequenza di fischi spazza l’aria, penetrante da far male alle orecchie. Ci metto un po’ a capire, finché vedo una seconda volpe sopraggiungere alle spalle della prima. In quello stesso istante, una marmotta particolarmente grassa si affaccia da un buco nel terreno, si guarda intorno e poi, senza un motivo apparente, inizia a correre verso il centro della radura. La prima volpe, colta alla sprovvista, getta la maschera e si lancia all’inseguimento, il corpo basso e la rapidità di un centometrista. Ma ha fatto male i suoi calcoli. O meglio, è la marmotta ad aver fatto bene i suoi.

Prima ancora che la volpe possa sentirne l’odore, la marmotta è già sgusciata sottoterra, al sicuro nel labirinto di cunicoli che ospita la colonia. Nel giro di qualche minuto la stessa scena si ripete un paio di volte, con i paffuti roditori, verosimilmente in preda al panico, che si lanciano in corse a perdifiato da una tana all’altra. E le volpi, incapaci di approfittarne, che puntualmente rimangono a bocca asciutta. Strano. Mi viene il sospetto che quelle corse suicide e senza senso nascondano qualcosa. Che non si tratti di una tattica studiata a tavolino, di una provocazione messa in atto per stancare e demoralizzare le avversarie?

Ciò che segue sembra darmi ragione. Le volpi, dopo l’ennesima corsa a vuoto, come nella celebre favola si allontanano con altezzoso distacco, quasi a voler far credere che a loro, in fondo, non erano mai minimamente interessati quei e teneri e succulenti bocconcini. Meglio piuttosto concentrarsi sulla caccia ai topi, prede forse un po’ meno sostanziose, ma di sicuro anche meno sadiche di quei tipetti dall’aspetto innocuo e dal carattere così risoluto!

Mi allontano senza far rumore, e mentre le ombre della sera addormentano le montagne penso che questa storia racchiuda diversi insegnamenti. Per quanto tu possa essere furbo, è poco ma sicuro che prima o poi incontrerai qualcuno più furbo di te. Anche a distanza di secoli, l’uva irraggiungibile rimane sempre acerba per chi è troppo orgoglioso per ammettere i propri limiti. Infine, è proprio vero che l’unione fa la forza. Soprattutto quando il coraggio del singolo è messo a disposizione del gruppo, e ciascuno fa con coscienza la sua parte per il bene di tutti.

 

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