Pensavate mi fossi perso? E avevate ragione. Per l’ennesima volta in questo lungo viaggio mi sono smarrito tra le bellezze nascoste dell’Appennino e, come spesso accade, è perdendomi che ho finito per trovare delle risposte. Dopo un paio di settimane a zonzo per il Matese, mi è finalmente chiaro perché si sia sparsa la voce che il #Molise non esiste: perché le cose troppo belle cerchiamo sempre di tenerle nascoste. E il Molise, come ogni tesoro che si rispetti, ha finito per ritrovarsi velato da un alone di leggenda.
La cosa curiosa è che i molisani sembrano tutt’altro che inclini a chiudersi nel loro guscio e contemplare in solitudine le perle che custodiscono. Me lo hanno dimostrato (e lo dimostrano ogni giorno) i ragazzi e le ragazze della Fattoria Griot, che praticano agricoltura in piccola scala come forma di resistenza territoriale e aggregazione sociale e come strumento di integrazione per richiedenti asilo, capovolgendo il paradigma dominante che vede questa enorme ricchezza economica e culturale come mera manodopera da sfruttare. Me lo ha dimostrato la generosità straripante e festosa con cui sono stato accolto, un’ospitalità iperbolica, smodata al punto da mettermi a disagio e che mi ha spesso fatto mangiare e bere ben oltre il limite della decenza. E me lo hanno dimostrato tutte le persone che ho incontrato lungo il cammino, entusiaste all’idea di raccontarmi i segreti di questa terra e di condividere la propria esperienza di vita.
Fabrizio, braccia e mente della Fattoria, musicista e fine pensatore, che attraverso una scelta di vita e un progetto visionario ha saputo unire attivismo sociale, culturale, territoriale e ambientale, trovando finalmente il modo di fare politica in modo concreto; Valentino, appassionato di api e di vita rurale che tra mille difficoltà ha fatto della produzione di miele il suo lavoro; Ivan, cultore delle tradizioni locali che si impegna ogni giorno per portare turismo e cultura nello splendido borgo di Roccamandolfi; la famiglia De Caprio, titolare di un’azienda tessile artigianale che puntando sulla qualità (del prodotto e della vita di chi lavora) da tre generazioni esporta in tutto il mondo l’eccellenza del Made in Italy; i ragazzi di Fermenti Liberi, partiti con l’idea di produrre pane e biscotti e capaci oggi di sfornare idee e sperimentazioni a favore del territorio e di chi lo vive; Daniele e Maria, pastori per scelta che producono formaggi di qualità trascorrendo il periodo di alpeggio in una masseria che sembra un museo; Elide e Paolo, produttori di birra artigianale (non sto nemmeno a dirvi quanta ne ho bevuta), che hanno deciso di utilizzare in modo creativo una delle più grandi risorse del territorio: l’acqua.
Purtroppo il tempo – quello atmosferico e quello che scorre sempre troppo veloce quando si è circondati da cose belle – non mi ha aiutato a rendere onore attraverso le fotografie alla ricchezza paesaggistica di queste montagne, anche perché, affascinato da tanta umanità, ho finito per concentrare la mia attenzione sulle persone, nel tentativo di raccontare attraverso gesti apparentemente semplici la complessità dell’impegno e della cura con cui coltivano i loro sogni. Sogni nati come semi di speranza nella storia privata di ognuno, custoditi con premura e infine offerti alla terra, rinnovando quel legame antico che li ha fatti germogliare e crescere fino a farli diventare piante, frutti, colori e sapori da donare a se stessi e agli altri.
Voglio concludere questo post con un significativo estratto da un libro su Molise e globalizzazione che mi è capitato tra le mani (e che in parte mi sono permesso di parafrasare): “il Molise è stato in grado di raggiungere condizioni di vita dignitose in un arco temporale molto più stretto di tante altre realtà territoriali, e non l’ha fatto per grazia ricevuta ma per i sacrifici, duri, aspri, a volte amari, dei suoi abitanti. E se i molisani sono stati in grado di andare avanti quando non avevano energia elettrica e acqua corrente nelle case, si sognavano il telefono, non avevano fabbriche né strade, per quale ragione dovrebbero arrendersi oggi? Un territorio che esprime energie, vitalità, voglia di vivere, senso di coesione, può davvero dirsi sconfitto? Costruire un progetto è possibile, innovare è alla nostra portata. Con fantasia e determinazione, le difficoltà del presente possono tramutarsi in opportunità da saper cogliere”.
Parole sante, che valgono per il Molise come per ogni luogo “dimenticato” delle nostre montagne; per i molisani come per chiunque creda, di fronte alla precarietà di un sistema sull’orlo del collasso, che sporcarsi le mani con la terra sia l’unico modo per ripulire il futuro.
https://www.alritmodellestagioni.it/wp-content/uploads/2021/07/Valentino_03.jpg13332000Tommaso D'Erricohttps://www.alritmodellestagioni.it/wp-content/uploads/2023/09/Al-ritmo-delle-stagioni-testata-2023_B2.pngTommaso D'Errico2021-07-31 12:18:002022-05-23 13:08:32In viaggio per “Montanari 2.0”: il Molise che esiste e resiste