Una ricetta per l’armonia

Di recente ho ripreso a vagare per l’Appennino in cerca di storie, concedendomi brevi sortite non lontano da casa e trovando conferma che quassù le cose belle, come i narcisi e le forsizie che in questi giorni danno luce a un paesaggio ancora spettinato, fioriscono anzitempo preannunciando un’imminente primavera.

Elena, guida ambientale e cultrice di discipline olistiche, con un passato di grafica editoriale e alle spalle lunghe immersioni in culture diverse (come i sette anni trascorsi in Marocco in un villaggio berbero), è tra coloro che hanno scelto di realizzare un progetto di vita rurale in cerca di pace e armonia, ragion per cui la sua ricetta si basa su ingredienti semplici e a portata di mano. A cominciare dal luogo, una piccola fattoria immersa nel verde a due passi dalla città, dove Elena organizza laboratori ed eventi dedicati alla tutela e all’educazione ambientale con lo scopo di promuovere valori di inclusione sociale e un’idea di benessere personale incentrata sulla connessione con gli animali e le piante.

Mina, Olmo e il giovane Mirto, nato un anno fa in fattoria

La Fattoria in Cammino è nata nel 2021 su un terreno acquistato vent’anni prima, in stato di abbandono, da Gian Carlo e Dina, i genitori di Elena, che per primi ne hanno colto le potenzialità e iniziato a prendersene cura. Oggi, Elena e il compagno Mauro (che lavora in città e dedica alla fattoria buona parte del suo tempo libero) convivono pacificamente con il bosco, un piccolo orto, alcuni aceri secolari, tre asini, due cani, due gatti e una vivace combriccola di galline.

La tana in cui risiedono è una minuscola casa in legno che offre loro un contatto ravvicinato con l’ambiente naturale, ciò che molti considererebbero un disagio e che loro vedono invece come un’opportunità. Al punto che, per condividere le stesse sensazioni con i visitatori, hanno costruito una casetta su un albero e un gigantesco nido a misura d’uomo, realizzato con salici intrecciati e dedicato al relax e alla contemplazione.

La tana di Elena e Mauro
La “Casa sull’Ac’ero” che Mauro, senza saperlo, ha scelto di costruire nello stesso punto in cui il papà di Elena, da poco scomparso, aveva costruito la casetta per i nipoti
Il “Nido x 2”, un’opera dell’artista e “floral designer” Emy Petrini

Il tutto, tra tane, nidi, stalle e recinti, occupa appena un ettaro di terra sull’Alpe di Poti, una montagna boscosa distante pochi minuti da Arezzo, vicina ai servizi ma lontana dalla confusione, e nonostante ciò inspiegabilmente trascurata. Una delle tante selve oscure delle nostre montagne, che grazie a Elena e ad altri volenterosi pionieri sta lentamente tornando a riempirsi di vita e socialità. La loro scelta di lasciare la città non è infatti dettata dalla volontà di isolarsi, quanto piuttosto di stabilire relazioni profonde e significative con la terra e con altri esseri viventi, umani inclusi.

È una solitudine, quella che cercano in montagna, abitata da speranze e aspirazioni. Un silenzio dove sia più facile ritrovare lucidità e senso di comunione, districarsi tra le cose arruffate del mondo, capirsi, cogliere ciò che è essenziale per arredare le proprie esistenze. Elena questa filosofia di vita la pratica ogni giorno, curando la terra, dedicandosi ai suoi animali, coltivando relazioni di buon vicinato, accogliendo col sorriso amici e viandanti, tessendo connessioni con le realtà affini del territorio. O standosene semplicemente in pace a mischiare i suoi pensieri con quelli del bosco.

Sullo sfondo la città di Arezzo

La montagna in fondo è introspezione e dialogo, raccoglimento e ospitalità, ed è forse in questo equilibrio che si nasconde il senso dell’armonia che può germogliare da questi luoghi.
Leggevo stamattina le parole di un eremita: “Il silenzio non esclude dal mondo, anzi, è fare spazio a tutto il mondo, perché finalmente riesci ad ascoltarlo. Nel silenzio c’è posto per gli amici che ti cercano, per quelli che hai perduto, per chi non hai mai conosciuto”.
E c’è posto per tutti quelli che devi ancora conoscere, siano essi persone, piante, animali, o quei frammenti di te che altrove non potrebbero fiorire.

Un raro esemplare di piccione viaggiatore dell’Appennino
Prendersi cura di un territorio vuol dire anche, ahimè, raccogliere i rifiuti lasciati in giro da quelli che non arrivano a comprendere che se tutti trattassero i boschi come loro i prossimi giri in bici o le prossime passeggiate le farebbero in discarica
Altre storie di chi in montagna sta cercando di costruire un futuro, le trovate nel mio ultimo libro “Montanari 2.0 – Storie di sognatori con i piedi per terra”
E per chi se lo stesse chiedendo la risposta è: sì, sono arrivato da Elena giusto all’ora di pranzo! Rimediando, per la cronaca, una super pasta con asparagi selvatici appena raccolti
Al ritmo delle stagioni
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Contatti / alritmodellestagioni@gmail.com