Svegliarsi in un incubo

Vi è mai capitato di vivere un sogno e all’improvviso, da un momento all’altro, vederlo trasformarsi in un incubo? Cercare in tutti i modi di svegliarvi, non riuscirci, e rendervi infine conto che quella che state vivendo è la spaventosa realtà? È quello che ci è appena successo, quando abbiamo scoperto che l’area dove ci siamo insediati da poco più di un anno, investendo tutto quello che avevamo nella ristrutturazione di un vecchio casolare (in termini non solo economici), tra qualche mese verrà sconvolta dal passaggio di un gasdotto, e precisamente una tratta del metanodotto Rimini – Sansepolcro.

Un’opera mastodontica, che implicherà lo scavo di gallerie su una montagna che butta giù regolarmente pietre grosse come automobili (nella relazione tecnica viene candidamente definita “area di estrema complessità morfologica”), l’attraversamento del fiume Marecchia (a quanto ci è dato di capire sottoterra, cioè dove scorre la maggior parte dell’acqua), il continuo passaggio di escavatori e altri mezzi pesanti per almeno TRE ANNI, la destinazione di vaste radure a depositi per lo stoccaggio dei materiali (alcuni addirittura permanenti). Un gigantesco cantiere letteralmente a due passi da casa, tsunami d’acciaio, esalazioni e frastuono che spazzerà via i luoghi pieni di vita che frequentiamo ogni giorno, la corsa giocosa del daino, il volo acrobatico del picchio, il pascolo irrequieto del cinghiale, la caccia paziente della volpe, il passaggio furtivo del lupo, la fuga timida del capriolo. E con loro, il nostro sogno di assaporare tutto questo, di raccontare e raccontarci una vita nella natura.

La cosa forse più scioccante, in questo momento, è averlo saputo per vie traverse e quasi per caso, in quanto l’amministrazione comunale (al corrente della cosa da almeno quattro anni) non si è mai nemmeno degnata di avvisare gli abitanti, figuriamoci coinvolgerli nel processo decisionale come sarebbe stato opportuno visto l’enorme impatto che avrà l’opera sul territorio. Scartabellando tra la montagna di documenti venuti alla luce scopriamo particolari sconcertanti, come il fatto che dei 35 MILIONI DI EURO esclusa iva stanziati per il tratto che ci riguarda (non l’intera opera, solo questo piccolo tratto), ben ZERO EURO verranno utilizzati per opere pubbliche da realizzarsi sul territorio a titolo compensativo per i danni e i disagi subiti. In pratica, in questo immenso business noi ci mettiamo il culo, loro in cambio non tirano fuori nulla. Almeno ufficialmente, ovvio.

Al momento non abbiamo molto altro da dire. Come potete immaginare siamo annichiliti, fisicamente e moralmente distrutti, ci vorrà tempo solo per raccogliere i pezzi e rimetterli insieme. Da quando è iniziata quest’avventura abbiamo superato, un passetto alla volta, ostacoli e difficoltà con cui mai avremmo pensato di doverci confrontare. La durezza della natura e la crudeltà dell’uomo, le nostre debolezze e le beffe del destino, l’ottusità della burocrazia e l’assenza di qualsiasi forma di supporto da parte delle istituzioni. Credevamo di essere temprati, pronti ad affrontare ogni complicazione che ci avesse sbarrato il cammino. Forse ci sbagliavamo. Forse no. Non sappiamo cosa faremo, se resteremo qui, se andremo via, ma ovunque sarà la nostra casa una cosa è certa: non lasceremo che qualcuno ci strappi troppo a lungo il sorriso. Continueremo a lottare, sempre, per il nostro diritto di essere felici.

p.s. Vorrei solo aggiungere che sento spesso parlare, da parte di persone molto più competenti di me, del ruolo fondamentale delle amministrazioni in tema di ripopolamento dei contesti montani perché, a loro dire, è sulla benevolenza delle istituzioni che bisogna puntare per far tornare a vivere la montagna. In passato sono stato pesantemente insultato per aver espresso il mio scetticismo al riguardo, da presunti intellettuali che hanno deriso e liquidato la nostra esperienza e il nostro impegno dal basso senza provare a capirlo, senza voler dialogare. Troviamo oggi tristemente conferma delle nostre paure: in questo paese dal basso si fa e dall’alto si distrugge.

2 commenti
  1. Elisa
    Elisa dice:

    Vi seguo da qualche tempo su Instagram e vi assicuro che la notizia che ho letto mi ha molto toccata e mi ha lasciato veramente una grande tristezza addosso! Posso quindi solo lontanamente immaginare come vi possiate sentire voi.
    Immagino che l’opera sia già approvata. E’ disgustoso leggere che ufficialmente non è stato destinato nessun euro per le opere di compensazione ambientale. Uno schifo…una triste storia che si ripete.
    Avete tutta la mia solidarietà e il mio appoggio.
    Elisa Bazzucchi

  2. Daniela Silvestrini
    Daniela Silvestrini dice:

    Sono senza parole…per noi il sogno era vivere in barca come per voi la montagna …noi non ci siamo riusciti ma voi tenete duro …fatelo per tutte le persone alle quali è stato negato n sogno…anche per me.

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