Pascolatore o brucatore?

Dopo l’abbondanza primaverile e settimane di scorpacciate, i cervi sono ormai letteralmente pieni di cibo, al punto che può diventare difficile distinguere una femmina gravida da una ben nutrita (vedi l’esemplare in foto!).

Un aspetto curioso testimoniato da questo scatto (oltre all’occhio della preda perennemente vigile) è il cambiamento di regime alimentare che tende a verificarsi in momenti dell’anno così propizi: non più interessati a grandi abbuffate, i cervi riducono le ore dedicate al pascolo (finalizzato a mandar giù quanta più erba possibile senza badare alla qualità) e vagano pigramente alla ricerca di alimenti golosi e nutrienti come bacche, frutti o germogli apicali. Il cervo occupa infatti una particolare nicchia ecologica in natura, una posizione intermedia tra i pascolatori puri (pecore e bovini domestici) e i raffinati brucatori (come i caprioli) specializzati nel selezionare quantità di cibo piccole ma sostanziose.

La distinzione tra pascolatori e brucatori è molto interessante a livello naturalistico perché comporta differenze di tipo anatomico/fisiologico e sociale/comportamentale tra le varie specie di erbivori ruminanti (ad esempio, i pascolatori possono muoversi in branco con notevole vantaggio in chiave antipredatoria, i brucatori sono solitari e territoriali perché la competizione alimentare tra i membri di un gruppo diventerebbe insostenibile). Racconta cioè il meccanismo che sta alla base della biodiversità: la capacità di ogni specie di adattarsi nel tempo, a livello sia fisiologico che comportamentale, per occupare il proprio ruolo specifico all’interno di un ecosistema, senza entrare in conflitto con specie diverse.

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