L’alba dentro l’imbrunire

La luce finalmente sta tornando e come tutti ne siamo felici, entusiasti, eccitati. Ma un po’ ci spaventa, scoprire cosa troveremo oltre questa penombra: cosa illuminerà tutta questa luce? A leggere le “notizie”, i commenti dei politici e degli “esperti”, si parla solo e soltanto di ricominciare a correre come prima, più di prima, più di sempre, per recuperare il tempo perduto, fingendo di non accorgersi che per molti questa frenata è stata l’occasione per ritrovarlo, il tempo. Si parla di pompare le economie e i consumi, di far andare le fabbriche a doppio, triplo regime, di produrre e consumare, produrre e consumare. Si parla di allestire grotteschi box in plexiglas intorno a ogni ombrellone del litorale, pur di rilanciare un’ipotetica stagione turistica. Ma è davvero questo che vogliamo? Vogliamo davvero ricominciare a correre senza una meta, tornare a riempirci la vita di oggetti, trasformare le spiagge in acquari e uscire finalmente dagli appartamenti solo per rinchiuderci in squallide teche roventi? È davvero questa la nostra idea di libertà, guardare il mare da uno schermo di plastica, boccheggiando come pesciolini che non ricordano più cosa vuol dire nuotare?

Credo che in pochi lo vogliano davvero un futuro così, ma sono quei pochi che hanno il potere di convincere molti. Chissà se quando usciremo dalle nostre case avremo saputo immaginare una nostra idea di libertà, o se continueremo a farci imprigionare dalle idee degli altri. Sarebbe utile usare queste ultime settimane di isolamento per porci delle domande, chiederci cosa avevamo ieri, cosa ci manca oggi e cosa speriamo di trovare domani. Riflettere su cosa davvero desideriamo vedere là fuori, alla fine del tunnel, se la luce di un’alba o quella di un tramonto.

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