Faine sul tetto che scotta!

Uno strano verso lacera l’aria afosa di mezzogiorno, quasi azzittisce il concerto di ronzii e cinguettii. Virgola, cui abbiamo concesso una pausa dalle ronde per prendere un po’ di fresco in salone, scatta fuori sbraitando: se potesse estrarrebbe la pistola dalla fondina. Con il sole di giugno allo zenit e una luce che abbaglia, l’ultima cosa che ti aspetteresti di vedere è un animale notturno che passeggia sulle tegole arroventate del tetto. E con le nostre galline a razzolare lì sul prato, ignare di tutto, l’ultima cosa a cui vorremmo assistere è la comparsa improvvisa del loro più temibile e insidioso predatore: una faina!

Allarme! Il tetto è quello della chiesa, a tre metri dal nostro cortile e davvero vicino alle pennute, ma in un attimo, giusto il tempo di puntare la videocamera (sempre a portata di mano), la paura svanisce. Le grida e le movenze impacciate ci dicono subito una cosa: è un piccolo, evidentemente in difficoltà. Si accuccia in una gronda, lancia un urlo, poi si rifugia poco convinto in un angolo tra due spioventi. Continua a strillare, è impaurito, e presto capiamo a chi sono rivolte le sue disperate richieste di aiuto: da una fessura della parete – ad appena un metro di distanza ma irraggiungibile perché affacciata nel vuoto – spunta il muso di una seconda faina! La madre dalla tana si sporge verso il piccolo, lo chiama a sé… finché lui non trova il coraggio e si avventura, aggrappandosi alle pietre come l’Uomo Ragno. Restiamo col fiato sospeso, sembra sul punto di cadere, ma all’ultimo la madre lo afferra con la bocca per la collottola e lo trascina dentro.

Tiriamo un sospiro di sollievo, poi ci guardiamo tra noi un po’ stupiti: sono bastati pochi secondi perché ci schierassimo istintivamente dalla parte della faina, nonostante il pericolo che rappresenta. Quel buco sarà davvero una tana? Oppure le due sono in fuga, magari da un predatore che le ha minacciate nel loro nascondiglio, come verrebbe da pensare vedendole in una situazione così inusuale? In ogni caso, la percezione di pericolo è più forte adesso, nonostante, pur non vedendole mai, siamo sempre assolutamente certi e consapevoli della loro presenza. Giusto un paio di mattine fa, abbiamo trovato gli escrementi di un mustelide lasciati in bella mostra su una cuccia uso-gatto a mezzo metro dalla porta di casa. La notte si balla, là fuori.

Non c’è molto altro che possiamo fare, se non controllare con maggiore attenzione la messa in pratica delle misure di sicurezza già predisposte: tutti in stalla prima che venga buio, durante il giorno Virgola sempre fuori a mostrare agli ospiti non graditi un distintivo di canini affilati. E che Madre Natura ce la mandi buona!

p.s.: ci siamo sbilanciati a dire “faina” ma sappiamo quanto sia difficile (quasi impossibile) distinguere con certezza faina e martora da un semplice avvistamento. Se avete osservazioni in proposito fatevi avanti 

Contatti / alritmodellestagioni@gmail.com