Il lato selvatico

Ogni Liberazione è un traguardo collettivo che nasce da scelte individuali, un continuo processo di emancipazione dalle prigioni fisiche e mentali in cui ci sentiamo rinchiusi ?
Vogliamo festeggiare questa giornata insieme a tutti voi, pubblicando per la prima volta un estratto del nuovo libro a cui stiamo lavorando ?

“Il luogo che abbiamo scelto, al termine di un lungo girovagare alla ricerca di un contesto che meglio si adattasse alla nostra idea di “vita”, è una vecchia casa in pietra cullata da una vegetazione lussureggiante, nel cuore rurale dell’Appennino toscano. Una struttura dall’aspetto insieme fiabesco e austero, le cui forme squadrate e asciutte, tipiche dell’architettura contadina, sono addolcite da un tetto rosso in tegole marsigliesi e da finestre bianche e verdi che sorridono lungo l’intero perimetro. Una dimora dal carattere stravagante, non sempre facile da decifrare: certi giorni è un’oasi di pace e armonia, altre volte scatena su di noi una rabbia repressa e vendicatrice, mettendo in mostra vizi e difetti e rendendoci la vita un inferno. […]

Siamo arrivati qui per caso. Quello che cercavamo, guidati da un immaginario ingenuamente cittadino della vita in campagna, era un luogo dove vivere a stretto contatto con la natura e che ci permettesse di sbocciare, che ci concedesse cioè gli spazi e le esperienze per tirar fuori anche la “nostra” natura. Tra le aspirazioni con cui ci siamo messi in cammino c’era la volontà di confrontarci con un’esistenza più corporea e sensibile di quella a cui eravamo abituati, senza necessariamente rifiutare alcune conquiste della modernità, come le tecnologie che ci permettono in primo luogo di procurarci un reddito a distanza e, più in generale, di godere di certe comodità a cui non siamo sicuri di voler rinunciare. […]

Fermarci in questa casa è stato un azzardo. Quando siamo arrivati, l’unica cosa che offriva la proprietà era il contatto con la natura. Un contatto quasi opprimente, a dirla tutta, risultato di tanti anni di parziale abbandono. Tutto il resto – a cominciare da uno spazio libero per coltivare e da un luogo dove far razzolare delle galline senza che volpi e rapaci si servissero la cena – ce lo siamo dovuti conquistare rimboccandoci le maniche e spremendo le meningi. O meglio, cerchiamo tuttora di guadagnarcelo, lottando ogni giorno con gli elementi e la dura realtà della vita contadina, con le nostre paure, le incompetenze e le debolezze, con i preconcetti nostri e degli altri e con le forze spietate e ottuse del cosiddetto “progresso”. La nostra pace, soprattutto, ce la dobbiamo ritagliare costruendo in modo pacifico una difficile convivenza con le altre specie, animali e vegetali, domestiche e selvatiche, che, come noi, sono decise a fare di questo luogo la propria dimora. O la propria riserva di caccia. […]

Quando cinque anni fa abbiamo lasciato la strada asfaltata per avventurarci in montagna, ci siamo presto accorti che il sentiero che avevamo imboccato ne incrociava altri, e poi altri, e altri ancora. Ogni bivio nascondeva incertezze, prometteva avventure, solleticava paure e curiosità, ma in ogni sentiero c’era sempre qualcosa che non andava: sembrava non essere mai quello giusto. C’è voluto un po’ per capire e accettare che il sentiero giusto semplicemente non esiste. Che siamo noi a doverlo tracciare giorno per giorno, scegliendo la direzione che più ci ispira e aprendoci un varco tra mille imprevisti. Sostenendoci a vicenda, spronandoci l’un l’altro, sbagliando e imparando a far meglio dagli errori commessi. La nostra scelta di vita non è un cambiamento netto e risolutivo, ma un percorso che continuamente ridefinisce se stesso.

Siamo creature complesse, e la nostra realizzazione passa attraverso un groviglio di bisogni, valori, contraddizioni, infinite scelte da compiere e possibili rotte da seguire. Rifiutando soluzioni confezionate da altri, l’unica cosa che possiamo fare è procedere cercando di mantenere un equilibrio. Un equilibrio tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere, tra i nostri bisogni e quelli degli altri, siano essi persone o animali. Un equilibrio tra passato e futuro, tra modernità e tradizione, tra esperienze culturali e sfide materiali. Un equilibrio tra la nostra asfissiante razionalità e il lato selvatico che abbiamo quasi dimenticato di possedere. E che forse ha ancora tanto da offrirci.”

Il libro si intitolerà “Il lato selvatico”, e sarà pubblicato da Altreconomia, una realtà editoriale con cui, dopo tante proposte, ci siamo sentiti di poter condividere un percorso, a livello sia umano che professionale ?

Buon 25 aprile a tutti ?

Contatti / alritmodellestagioni@gmail.com