Inseguendo i bramiti

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Ieri sera, uno degli incontri più emozionanti e surreali di sempre. Nell’attimo esatto in cui mi rendo conto di essermi perso nel bosco, dopo due ore a inseguire bramiti nella nebbia e con l’oscurità scesa troppo in fretta, vedo finalmente, mezzo nascosta dai larici, l’imponente figura di un grosso maschio materializzarsi ad appena dieci metri da me. Non ho neanche il tempo di nascondermi o di pensare, posso solo immobilizzarmi, puntare la videocamera e sperare. Pochi secondi e il cervo, forse ispirato dalle mie preghiere, si volta proprio nella mia direzione e con un possente bramito si mostra in tutto il suo splendore. Per tre interminabili minuti restiamo così; lui, completamente ignaro della mia presenza, continua ad annusare l’aria e a lanciare bramiti d’amore alle cerve della foresta; io, una statua di sale, cerco di capire se mi sta venendo un infarto mentre il suo odore penetrante e selvatico mi riempie il cervello. Tutt’intorno, vicini, i richiami di altri maschi in amore rilanciano la sfida, facendo riecheggiare il bosco di bramiti selvaggi. Percepisco nitida la sensazione di essere in casa d’altri, la necessità di non disturbare restando invisibile e di portare rispetto a quel luogo magico e ai suoi abitanti. Alla fine però, incapace di reggere oltre la tensione, mi muovo appena e il cervo allarmato si da alla fuga. Troppo scosso per riflettere mi lancio immediatamente verso il basso, consapevole che tra pochi minuti sarà buio fitto e che devo uscire dal bosco prima possibile, ma non faccio altro che perdermi ancora di più. Con l’oscurità il bosco cambia aspetto, diventa tetro, nemico, impenetrabile. Passato in fretta il leggero sgomento iniziale mi fermo a riflettere. I cervi non sembrano essersi accorti della mia fretta e continuano impassibili i loro canti, intorno ombre in movimento nell’oscurità e versi di animali che salutano l’arrivo della notte. Non ho più la minima idea di dove mi trovo, ma oltre alla lampada frontale e a una piccola torcia molto potente ho con me acqua, cibo d’emergenza e vestiti pesanti di scorta, compresi guanti, cappello e scaldacollo. Ovviamente ho con me anche il coltello, che comunque fa figo, e alcuni metri di cordino militare, anche se l’unico nodo che so fare è quello per allacciarmi le scarpe. Seduto su un morbido tappeto di muschio penso che una notte di couchsurfing dai cervi, in fondo, non sarebbe tanto male. Recuperata la calma mi ricordo di avere un telefono con tanto di gps e mappe precaricate della zona. Con sollievo scopro che c’è segnale, chiamo casa e cerco di capire dove mi trovo. Grazie al gps mi accorgo di essermi spostato lateralmente di alcune centinaia di metri, le luci che intravedo sotto di me sono di un’altra borgata rispetto a quella da cui sono partito. Identifico il torrente che sento scorrere poco distante e finalmente riesco ad orientarmi, anche grazie all’aiuto di Mauro e Alessia che dalla strada in basso vedono la luce della mia torcia lampeggiare nella notte e possono guidarmi con la voce nella giusta direzione. In pochi minuti sono a casa, al caldo della stufa, giusto in tempo per salutare Virgola che nel rivedermi, evidentemente avvertita dal suo istinto che qualcosa di strano stava succedendo, non riesce a controllare l’emozione e sgancia un litro di pipì sul pavimento!

(La qualità del video purtroppo è molto scarsa, appena migliore in HD, ma l’audio mette i brividi!)

Contatti / alritmodellestagioni@gmail.com