Buon appetito!

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Facciamo un passo indietro, siamo a metà novembre. Un mese da lupi. Nello stesso momento in cui noi recuperavamo la fototrappola con la video registrazione del passaggio notturno di due lupi, qualcuno, non troppo lontano, faceva un’altra scoperta. Da giorni i nostri vicini monitoravano gli spostamenti di una capra rimasta bloccata per settimane oltre il fiume, su un versante ripido e isolato, probabilmente sperduta durante il rientro a valle del suo gregge alla fine dell’estate. Proprio quel pomeriggio si erano decisi a cercare di recuperare l’animale, aiutati da Trinchetto, un bel caprone nero, che con i suoi richiami (e il fortissimo odore di maschio in calore) avrebbe fatto da esca attirando la capretta smarrita. Superato il fiume hanno iniziato a battere le radure dove la capra era stata vista aggirarsi, l’ultima volta appena un paio di giorni prima. Troppo tardi: dello sfortunato animale hanno trovato solo la misera carcassa, mucchio di ossa spolpate tenute grottescamente insieme da brandelli residui di legamenti. Pochi metri più in là, come in una fiction, ciuffi di peli bianchi sparsi sul terreno chiudevano il quadro, componendo a regola d’arte la più classica scena del “crimine”. A fare due più due c’è voluto poco. Con buone probabilità, la nostra coppia di lupi al momento della video cattura si stava allontanando dal recente banchetto, tornando ad appartarsi in zone più remote. Era ormai buio quando siamo venuti a conoscenza dell’accaduto, ma, senza pensarci due volte, armati di torce, ci siamo precipitati sul luogo del ritrovamento. La carcassa era ancora lì, tristemente accartocciata tra le foglie secche degli aceri, tragica caricatura dell’essere vivente che era stata. Totalmente immedesimati nel nostro ruolo nonostante la lugubre ambientazione, e sentendoci come avventurosi reporter del National Geographic, abbiamo scelto con cura un albero dove fissare la nostra video camera, cercando una buona angolazione per riprendere la scena. Tante volte qualcuno fosse tornato per completare l’opera di smaltimento. Questo è quello che è successo nei giorni e, soprattutto, nelle notti successive.

Abbiamo riflettuto a lungo se pubblicare o meno questa storia, consapevoli purtroppo del clima di tensione che si respira, da queste parti e altrove, intorno all’argomento. Ultimamente sui lupi si è scatenata una campagna mediatica di odio e disinformazione senza precedenti, un odio pretestuoso frutto di strumentalizzazioni e ignoranza, fomentato da politicanti da strapazzo alla ricerca di facili consensi e dai soliti pseudo giornalisti che hanno da tempo svenduto la propria deontologia professionale (e la propria dignità di esseri umani) al misero prezzo di qualche click. In questo caso tuttavia, sebbene l’evento – drammatico ma perfettamente naturale – di una predazione, potrebbe di primo impatto suscitare impressione, analizzando i fatti in modo razionale la cosa che colpisce in modo evidente non è la predazione in sé, quanto, al contrario, l’enormità di tempo passato prima della predazione. Il fatto cioè che la capra sia sopravvissuta per mesi completamente abbandonata a se stessa in un luogo così selvaggio e desolato. I lupi devono aver sopportato davvero a lungo la sua presenza prima di decidersi ad approfittare del facile banchetto. E questo, a nostro parere, la dice molto lunga sulla reale pericolosità di questi animali e sul loro disperato istinto di tenersi lontani dagli uomini e da tutto ciò che li riguarda.

Contatti / alritmodellestagioni@gmail.com